Continuano le interviste nella nostra sezione dedicata agli influencer. Questa volta vogliamo intervistare un personaggio davvero speciale: Jacopo Mele, human connector. Un ragazzo, un uomo capace di “collegare”, “contaminare” realtà diverse, geo localizzate anche nell’emisfero opposto, creando spazi virtuali di collaborazione e di lavoro momentanei e accelerati.
Nonostante questa breve prefazione, è giusto chiedersi chi è Jacopo Mele? Jacopo è un visionario per eccellenza che vola alto. Indicato da Forbes come il più giovane nella lista dei trenta under più influenti nella politica a livello europeo, vanta un track record da imprenditore seriale, nonostante la sua giovane età.
Jacopo Mele riesce a creare, a soli 17 anni, la nuova professione del digital life coach, affiancando i manager delle aziende nelle scelte strategiche. Professione che poi si diffonderà in seguito in Italia e all’estero.
Pioniere per professione con spirito avventuroso e determinato, Jacopo Mele ama superare i limiti tangibili per guardare “oltre”. Ad oggi è Managing Partner di YourDigital, organizzazione europea di Digital Transformation Manager, e Presidente di Fondazione Homo Ex Machina, una fondazione tecnofilantropica che funge da «enabler» abituando gli under25 a superare costantemente i confini, ridefinendo così gli ecosistemi, orientando il futuro di comportamenti e tecnologie. Infine, è membro del Board Junior di Fondazione Prioritalia, che coinvolge i manager per contribuire allo sviluppo e all’innovazione sociale.
Qual è l’obbiettivo di Jacopo Mele? Conoscere almeno una persona al giorno. La condivisione di idee il suo leitmotiv.
Ma ora andiamo a conoscere meglio chi è Jacopo Mele!
Intervista a Jacopo Mele
Ciao Jacopo e grazie per aver accettato.
Com’è cambiata la tua vita da quando sei stato nominato da Forbes come uno dei trenta uomini più influenti nella politica europea e quando Wired nel 2017 ha consigliato di “tenerti d’occhio” insieme ad altri 50 leader globali?
Questi riconoscimenti ed altri sono diventati momenti di gratitudine nei confronti della rete di persone che ogni giorno mi danno fiducia. Entrare a far parte degli under 30 di Forbes non è solo un riconoscimento, ma vuol dire appartenere ad una community di persone a cui brillano gli occhi ogni giorno e hanno fame di conoscere, di scambiare e di condividere.
Questo oggi mi consente di presidiare ancora meglio quelle che sono le soglie dell’innovazione dei diversi mercati attraverso il confronto costante con le persone, che si stanno affermando come leader del settore.
A 17 anni sei stato capace di dare vita ad una nuova professione il “digital life coach”, una professione che ad oggi si sta affermando, come si è evoluta questa professione?
Il digital life coach è nato con l’intento di affiancare il C-level delle aziende di medie dimensioni nella comprensione, gestione e contaminazione di quello che sarà il nuovo mindset. È un nativo digitale che guida a vivere il nuovo habitat. Oggi il digital life coach non è solo un consigliere strategico che opera come sparring partner dell’amministratore delegato su tutti i temi di trasformazione digitale, ma lavora anche come un fractional executive per guidare una struttura nella loro trasformazione digitale per aziende che vanno da 20 a 500 milioni di fatturato.
In YourDigital siamo 35 Partner che lavorano con la formula del temporary manager, impattando i modelli di business, i modelli relazionali con i clienti, i processi e gli strumenti delle medie aziende in Europa.
Per chi vuole intraprendere il tuo stesso percorso cosa consiglieresti di fare? Quali sono gli step, se così possono essere chiamati, da fare assolutamente?
Siamo nati per esplorare conoscere interiorizzare e condividere. La nostra mente è adatta a fare sempre cose nuove e può fare molto di più che emulare. Oggi è necessario che le persone curiose quelle con gli occhi che brillano abbiano la possibilità di accedere a percorsi che gli diano una crescita dirompente.
Per farlo, consiglio di gravitare nella parte più alta del Knowledge funnel quella che rappresenta il mistero. Abilitatore di questa vita è la fiducia cross generazionale che ci consente di presidiare innovazioni di industrie che non avremmo mai immaginato di osservare. Proprio per questo con Fondazione Homo Ex Machina siamo impegnati nella costruzione di una faculty di 500 talenti under 25 che scambiano mentorship bi-direzionale con leader di settori diversi, così avremo occhi che brillano che ridefiniranno i confini degli ecosistemi insieme ai capelli bianchi.
Sei stato tra gli influencer che hanno contribuito al libro di Massimo Ciaglia: The Startup Canvas. Cosa ne pensi del suo nuovo canvas ideato appositamente per le startup e del successo che sta riscuotendo?
La curiosità mi ha spinto a conoscere e a comprendere le specifiche di questo nuovo canvas per startup. Il suo sistema in 12 building blocks rappresenta un valido supporto per fare bug fixing in una startup. Seguendo la nuova guida operativa si ottiene un processo guidato in una realtà che ha sempre una definizione permanente in evoluzione.
Se anche tu vuoi seguire il consiglio di Jacopo Mele, evitando così di commettere errori durante il processo di creazione e di sviluppo della tua startup, allora