L’ultima volta abbiamo cercato di riassumere in poche righe le strategie principali per una delle attività più importanti per una startup (che sia alle fasi iniziali o già avviata) ovvero la raccolta fondi. Qui di seguito un ulteriore focus, ugualmente importante, sul fundraising
Oggi, cercheremo di far luce su altri aspetti interessanti che non devono essere lasciati in secondo piano: qual è il momento più appropriato per attivare queste strategie per il fund raising? E, soprattutto, come fare per attrarre gli interlocutori più adeguati per la raccolta fondi?
Per rispondere a queste domande è necessario partire dall’inizio e ripercorrere brevemente tutti i passaggi utili alla costituzione e alla crescita di una startup perché primo, non esiste un solo momento giusto per fare riferimento agli investitori e in secondo luogo, non tutti gli investitori sono da considerarsi appropriati.
Ogni stage di crescita di una startup ha, a sua volta, una fase di finanziamento di riferimento che deve essere rispettata. Raccogliere, per esempio, 1M di euro nelle fasi iniziali, quando ancora non è stata fatta né una vera e propria validazione del mercato né è stato creato un prodotto finito, ha sicuramente poca utilità e, anzi, potrebbe considerarsi perfino dannoso poiché le risorse che abbiamo ricavato anche tramite la raccolta fondi potrebbero essere utilizzate in maniera errata e potrebbe essere sprecata, così, una grande opportunità (senza considerare che nessun fondo investirebbe su un progetto a così alto rischio!).
Raccolta fondi: cosa tenere in considerazione
Il timing, di conseguenza, diventa un aspetto cruciale, soprattutto perché si deve tenere a mente che l’investitore che eroga un finanziamento, molto rischioso in alcuni casi vedendo il tasso di mortalità delle startup, ha tutto da guadagnare nel tirare per le lunghe l’elargizione di capitale dato che usualmente la valutazione della società rimane fissa e, quindi, più si guadagna tempo più il rischio diminuisce.
Quindi, una volta studiata e definita una strategia con tutti gli strumenti del caso (The Startup Canvas in questo può esserci sicuramente molto utile) ed aver prima validato l’idea attraverso il problem-solution fit per, poi, averla fatta conoscere al mondo attraverso una buona strategia di comunicazione e PR; allora, a quel punto, si può iniziare a pensare di aver creato una leva naturale su cui puntare per partire.
Questa leva è utilizzata per attrarre i primi capitali provenienti da investitori semi-professionali e non, per sviluppare il primo seed round creando, a quel punto, un MVP che porterà ad una validazione del mercato attraverso il product-market fit.
Completato il primo round di investimenti che, usualmente, si aggira tra i 50k e i 150k, allora si può passare al round successivo relativo alla raccolta fondi utile al vero e proprio lancio della startup.
I finanziamenti sostanziosi raccolti (si parla di Round A con 1M/ 1M e mezzo di investimento) nella fase successiva, di fatti, saranno utili per sovvenzionare tutte le attività più onerose di una società come il marketing e lo sviluppo della tecnologia (soprattutto se si parla di una startup tecnologica che utilizza tecnologie all’avanguardia) per creare il prodotto vero e proprio e generare la traction tanto attesa.
In sintesi come muoversi per la raccolta fondi!
Ricapitolando, quindi, possiamo identificare due momenti ben distinti in cui risulta necessario attrarre capitali. Sono quindi due i momenti dedicati alla raccolta fondi.
Il primo è all’inizio, quando, in seguito al bootstrap inziale fatto di stenti ed investimenti minimali provenienti soprattutto delle finanze personali, ci si interfaccia orientativamente su quelle che vengono convenzionalmente definite come le 3 F, ovvero Family, Friends and Fools e su altri interlocutori più o meno strutturati.
Questi possono essere Business Angel (quindi abbienti che decidono di investire su società con un alto rischio ma anche una previsione di profitto elevata), Club Deal (gruppi di Angel che mettono insieme le loro finanze per provvedere a finanziamenti più cospicui), incubatori ed acceleratori.
Anche l’equity crowdfunding può essere un’alternativa interessante per permettere alle masse (fools) di contribuire allo sviluppo di un progetto.
Il secondo Round, sempre dedicato alla raccolta fondi, invece, si mette in atto quando la startup inizia ad essere più strutturata e iniziano ad esserci metriche interessanti unite ad una traction che diventa di vitale importanza quando ci si trova davanti ad investitori che intendono elargire somme di denaro elevate come i VC.
Se vuoi avere maggiori informazioni sulla raccolta fondi