Nei precedenti articoli abbiamo parlato delle 5 cose da sapere prima di fare una startup e del fondo stanziato per la Silicon Valley europea. Ora approfondiamo un altro importante argomento.
Tutti ormai conoscono bene quali sono i principali motivi di fallimento di una startup: un team con poca capacità di execution, un prodotto che non risolve un reale need di mercato e ultimo, ma non ultimo, l’esaurimento dei fondi per proseguire con lo sviluppo del progetto.
Questi sono sicuramente aspetti essenziali per poter far decollare la propria startup, ma molto spesso sottovalutiamo la figura del project manager.
Chi è il project manager?
Il project manager o PM è un professionista, che ha, si legge su Alma Laboris: “La responsabilità generale per l’avvio, la pianificazione, la progettazione, l’esecuzione, il monitoraggio, il controllo e la chiusura di un progetto”.
E infine conclude: “Un Project Manager è una persona responsabile delle decisioni, sia grandi che piccole e dovrebbe assicurarsi di controllare il rischio e minimizzare l’incertezza. Ogni decisione presa deve apportare benefici diretti al proprio progetto”.
Va da sé, partendo proprio da questa definizione, che la figura del PM è essenziale per qualsiasi progetto di business, perché occorre managerialità, vision, organizzazione e capacità per portare avanti con lucidità un progetto.
Ma come applicarlo alle startup? Come inserirlo come asset essenziale per la riuscita della propria idea di business?
A risponderci a questi quesiti è intervenuto Mattia Esposito, esperto del settore.
Grazie Mattia per la tua disponibilità. Partiamo subito con l’intervista. Perché è così importante la figura del PM per le startup?
A dire il vero la figura del PM è necessaria per qualunque tipo di attività, paradossalmente anche un libero professionista dovrebbe essere il PM di sé stesso. Nello specifico questa figura diventa obbligatoria per due realtà: quelle strutturate, che realizzano il prodotto/servizio attraverso l’utilizzo di diversi professionisti (pensiamo anche alla classica PMI); chi fonda una nuova azienda e deve ottimizzare tutti i processi nell’ottica di salvaguardare tempo e denaro.
Quest’ultimo aspetto è di vitale importanza per ogni azienda che si avvia, ancor di più per le startup. Inoltre, per quest’ultime, propense per natura (e conti) a lavorare spesso in smart working diventa fondamentale avere un coordinamento,
Come si organizza sinteticamente un progetto?
Partiamo dal presupposto che per progetto intendiamo quel tipo di attività che ha l’obiettivo di produrre un output/risultato in un intervallo temporale preciso.
Bisogna da subito mettere in chiaro obiettivi, tempi e budget a disposizione.
Ogni progetto nella sua unicità, richiede un’analisi accurata nella sua fase di definizione degli obiettivi dalla quale deriverà una precisa pianificazione ed esecuzione. La fase più importante, prima del controllo della definitiva chiusura/consegna finale, è quella che intercorre tra il momento strategico di pianificazione e quella esecutiva.
È importante portare a termine, nei tempi e nella qualità stabilita, i deliverable del progetto. Per far si che ciò sia possibile è necessaria un’attività impeccabile di project management.
Quali sono le attività di un project manager?
Nella figura del PM risiedono e sono richieste molte soft skills, oltre a comprovate esperienze. Ad un PM è richiesta la completa conoscenza (anche tecnica in molti casi) di tutto il processo, che porterà a termine l’obiettivo stesso del progetto.
Occorre una vision strategica nella fase iniziale di definizione degli obiettivi, doti di leadership per coordinare il team e tanta (ma tanta) empatia per comunicare e comprendere adeguatamente tutti gli stakeholders coinvolti nel processo.
Come applicare il project management nelle startup?
Tante volte la figura del project manager all’interno di realtà piccole come possono essere le startup è definita quasi accidentale. Questo perché si tende a “sminuire” un po’ questa figura, pensando che sono altri i ruoli cruciali della stessa.
E un po’ per costi, un po’ per scarsa attitudine alla managerialità si tralascia questa casella. Ma questa scelta a volte porta risultati non soddisfacenti, molte startup infatti, pur raggiungendo magari round d’investimento, tendono nel lasso di 12-18 mesi a gestire in maniera non efficiente quanto ricavato.
Questo perché a volte si perdono di vista gli obiettivi da raggiungere, ma soprattutto i tempi entro i quali è necessario raggiungerli. Quando ciò avviene, si perde tempo e denaro, risorse esauribili per qualunque realtà, ma ancor più “scarse” per le startup.
Ringraziamo Mattia per il suo utile contributo e per la disponibilità.
Hai una startup o desideri svilupparne una? Vuoi ricevere una consulenza gratuita?