Negli ultimi giorni, è uscito il report di Startup Genome sugli ecosistemi e gli investimenti a livello globale, che ha mostrato un quadro allarmante per gli startupper italiani.
Dal report, risulta che 4 startup su 10, a causa degli effetti della pandemia, rischiano di scomparire.
La situazione è veramente così preoccupante?
Continua a leggere, per scoprire l’andamento dell’ecosistema startup dopo la pandemia.
Investimenti in calo
Dopo un 2019 in forte crescita, le previsioni per il 2020 erano estremamente positive, ma nessuno aveva fatto i conti con la pandemia da Covid-19, che ha messo in crisi molte aziende, alcune fino al fallimento.
Uno dei problemi più gravi? Il calo degli investimenti, le difficoltà pratiche legate al lockdown hanno messo in crisi il 20% degli investimenti a livello globale.
Molte startup, che avevano già siglato accordi con gli investitori, si sono viste cancellare il round di finanziamento.
Altre che avevano già firmato tutte le carte, hanno segnalato sensibili ritardi nella chiusura delle operazioni o addirittura una completa interruzione delle comunicazioni con le parti interessate.
Secondo il report, un elemento di preoccupazione è anche la poca efficacia degli interventi governativi.
Molte startup a livello globale non si aspettano di ricevere aiuti dai rispettivi governi, perché spesso, data la loro natura di aziende in perdita, incentrate sullo sviluppo di prodotti o servizi che non generano ancora profitti, non rispondono ai requisiti economici necessari per accedere agli aiuti alle imprese.
Ma c’è una possibilità di risollevare la situazione? Sì, il potere innovativo di cambiamento e di miglioramento delle startup, giocherà un ruolo importante per la ripresa economica.
L’innovazione al centro della ripresa
La quarantena appena passata, ha indebolito il nostro settore economico, ma allo stesso tempo ha accelerato alcuni comparti, primo fra tutti quello dell’innovazione e delle imprese guidate da giovani e giovanissimi.
Le startup non si arrendono e fanno emergere idee imprenditoriali nuove, destinate a crescere a ritmi più veloci.
D’ora in poi, dobbiamo aspettarci macro innovazioni che cambieranno in maniera radicale il modo in cui le aziende competeranno, in relazione al proprio modello di business.
Dunque, come possiamo uscire da questa crisi?
Per riprendersi e andare avanti, bisogna innanzitutto considerare di modificare il modello di business: molte startup, infatti, hanno ridotto e smaltito i costi di servizio ed i prezzi.
Le pandemie tendono a far emergere categorie di imprese completamente nuove, o meglio ad accelerare l’innovazione e la nascita di startup ed idee imprenditoriali già in circolazione, ma che guadagnano popolarità ad un ritmo più veloce.
Le startup sono pronte a ripartire
Le startup sono, per propria natura, sempre pronte a modificare il proprio prodotto, i propri target di mercato, il proprio revenue model sulla base delle risposte del mercato.
In una startup, è diffusa la logica di trial and error, quindi di operare per tentativi e di adattare continuamente le proprie azioni sulla base dei feedback ottenuti.
Ebbene, questo mindset di gestione dovrà essere adottato da quelle startup e PMI che vorranno sopravvivere e uscire rafforzate e migliori da questa crisi.
L’obiettivo primario che le startup devono perseguire, è la sopravvivenza: se non si sopravvive non si hanno risvolti positivi.
Le startup generalmente non “muoiono” per mancanza di idee, caratteristica che le contraddistingue dal resto delle società, ma per mancanza di fondi.
Sarà, quindi, necessario rivedere quanto prima le proprie priorità in ottica di risparmio. I founders dovranno esaminare ed eliminare tutte le spese non essenziali per la loro attività.
Altro aspetto da tenere in forte considerazione, sono le performance del team.
Le startup si fondano su di uno schema organizzativo interno incline alla flessibilità, in cui il personale spesso ricopre ruoli inter-funzionali. Di conseguenza, la riduzione di produttività di anche un solo membro del team può arrecare significativi problemi al resto delle attività.
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I CEO dovranno quindi cercare, nei limiti del possibile, di andare incontro alle esigenze del loro personale, prevedendo ad esempio dei bonus al raggiungimento di determinati obiettivi e scongiurando, così, un calo nelle performance collettive.
La pandemia di Coronavirus rappresenta una sfida eccezionale per un’intera generazione di imprenditori, siano essi piccoli commercianti, investitori, grandi impresari o startupper.
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