Fuggire con il primo volo? O restare in Italia? Scoprilo insieme a noi!
Hai un’idea in mente, sai con chi partire ma non sai da dove.
“Tutto inizia con vorrei creare una startup…”
In Italia o non in Italia? Questo è il dilemma! Con questo articolo proveremo a scioglierti ogni dubbio. Ti ricordiamo, inoltre, che nel nostro articolo precedente abbiamo parlato di finanziamenti per startup con i fondi statali.
Ora però iniziamo subito col focus di oggi se fare startup in Italia o all’estero.
Abbiamo raccolto per te informazioni utili per cercare di far decollare il tuo business.
Come in tutte le situazioni ci sono dei pro e dei contro che ti illustreremo man mano, per questo ti consigliamo di leggere tutto fino alla fine per tirare le somme insieme a noi!
Sommario
Startup in Italia i pro e i contro
Ti sarà capitato di pensare se ne vale la pena rimanere oppure partire, in realtà le due visioni devono essere prese entrambe in considerazione.
Burocrazia, pressione fiscale e bassi investimenti sono un grande limite per la crescita delle startup innovative italiane.
Il decreto Crescita 2.0 ha dato il via ad una serie di leggi a sostegno del processo per aprire una startup, ma in Italia rimane comunque un percorso complicato. Una buona notizia è che a partire dal 2017 è possibile evitare di pagare le spese notarili per la costituzione di una startup innovativa attraverso una procedura online. Nonostante la digitalizzazione di questo processo i tempi di approvazione da parte della Camera di Commercio restano lunghi.
Startup in Italia o all’estero? Ecco il Regno Unito e Gli Stati Uniti
Situazione opposta nel Regno Unito: una Limited Corporation si può aprire in qualche minuto senza nessuna lunga attesa, accedendo a questo sito.
Anche negli Stati Uniti puoi aprire un’impresa, sia da remoto che a costi bassi (circa a 300 dollari l’anno). In America esistono piattaforme come Atlas Stripe, che ti seguono nella creazione di una compagnia e facilitano il processo, quest’ultima ha un modello online creato appositamente per le startup.
Quali sono i paesi migliori per aprire una startup nel panorama internazionale.
Fare startup è diventato un vero e proprio stile di vita, come sostiene Eric Ries, autore di “The Lean Startup”, che è stato uno dei primi a introdurre un nuovo concetto di startup:
“Un’istituzione umana progettata per creare un nuovo prodotto o servizio in condizioni di estrema incertezza”.
Devi sapere che le migliori startup sono nate in quel piccolo angolo di terra chiamato Silicon Valley, dove troviamo investitori e venture capital tra i migliori al mondo, nonché anche una mentalità nel fare business che gli stessi italiani sognano di possedere.
Molti connazionali partono per l’America, luogo dove molti italiani hanno fatto fortuna, come Fabrizio Capobianco, 45 anni, che partì per la Silicon Valley nel 1999. In Italia ha fondato Internet Graffiti, startup che crea siti per aziende, ma che non ha avuto successo. Una volta lì Fabrizio sviluppò la sua idea, che ha anticipato l’iCloud di Steve Jobs, ovvero Funambol, startup che riesce a raccogliere 30 milioni di dollari di finanziamenti e a trovare milioni di utenti attivi. Successivamente, raccoglie altri 5 milioni di finanziamenti per una nuova startup TOK.tv che permette di commentare le partite di baseball o di calcio con amici, lontani o vicini.
Negli ultimi anni gli italiani che sviluppano il proprio business in California sono aumentati, come le iniziative che fanno da ponte tra i due continenti, un classico esempio è “Mind The Bridge.”
Ti starai chiedendo quindi che dovresti fare? Se fare startup in Italia o proprio in America?
La Silicon Valley è in continua evoluzione perché osserva ogni giorno i suoi esperimenti dai risultati ottenuti, con sondaggi e stimoli verso il futuro, più della Firenze del Rinascimento o dell’antica Atene.
Ma ci sono anche dei contro: chi vive in Silicon Valley, che una volta era vissuta da pionieri, sostiene che oggi le barriere d’ingresso si sono alzate tantissimo.
Prima non c’erano metodi Lean, come il growth hacking o le metriche, oggi invece il VC di turno è molto più informato e si fa seguire molto meno dall’istinto. Ad oggi ci sono altri ecosistemi in Cina, come Hong Kong o Taiwan, che stanno progredendo e non è sbagliato nemmeno dare uno sguardo in quella direzione!
Fare startup in Italia? Prima diamo uno sguardo a Londra
Aprire una startup a Londra is a piece of cake!
Ti servono tre cose di base per aprire una società di capitali a Londra:
- Il nome dell’azienda: che puoi controllare nel sito Companies Made Simple
- La registrazione e il pagamento del bollo alla Companies House, con i soci che fanno parte della tua startup
- Un indirizzo in UK, dove terrai i documenti ufficiali e dove arriveranno le comunicazioni lavorative, nient’altro che la sede legale!
Il vantaggio è che qualche anno fa i prestiti erano riservati ai giovani imprenditori sino ai 30 anni, oggi molti programmi di finanziamento sono estesi a qualsiasi maggiorenne che vive in UK.
Ricordati che per ottenere i finanziamenti, come regola generale le start-up devono essere in fase iniziale, senza debiti e con una struttura già costruita.
L’Inghilterra ha finanziamenti sicuramenti più agevolati e cospicui, anche mettendo a confronto dei dati, possiamo notare che è uno dei migliori ecosistemi al mondo (anche post Brexit!). Il vero punto di forza del governo inglese non sta solo nell’offrire l’accesso ai finanziamenti, ma anche nel facilitare l’avvio alle startup costruendo una forte cultura imprenditoriale.
In Italia ci sono ancora problemi strutturali che rendono la vita delle startup difficile ma fortunatamente in netto miglioramento.
Nel Marzo 2017, secondo i dati resi noti da Crunchbase, le migliori startup italiane hanno raccolto circa 90 milioni di euro. Nella Tabella che segue riportiamo i dati raccolti (Tabella 1).
Startup |
Settore |
Fondi |
Moneyfarm |
Fintech |
29 M |
NousCom |
Biotech |
13 M |
Talent Garden |
Co-working |
12 M |
Movendo Technology |
Robotica |
10 M |
Musement |
Viaggi |
9 M |
Rigenerand |
Biotech |
8 M |
Mosaicon |
Video Streaming |
8 M |
Tabella 1: startup italiane
In una realtà grande come l’Inghilterra invece c’è una situazione completamente diversa, sono presenti i cosiddetti unicorni (Tabella 2).
Una singola startup ha raccolto più di tutte le top startup italiane messe insieme, in totale si parla di 13 miliardi di euro!
Non serve di certo andare in America per vedere startup che ottengono dei seed elevati. Basta girare l’angolo e la situazione europea sta avanti anni luce rispetto quella italiana.
Startup |
Settore |
Fondi |
Global Switch |
Computer |
6 B |
Oxford Nanopore Tech |
Healthcare |
1,5 B |
Farfetch |
Market-place |
1,5 B |
Transfer-Wise |
Fintech |
1,1 B |
Funding Circle |
Fintech |
1 B |
Shazam |
Software |
1 B |
Benevolent.ai |
Healthcare |
1 B |
Tabella 2: Startup diventate unicorni in Inghilterra
Lasciare la patria non sempre conviene e non è per tutti!
In Italia la diffusione delle startup avviene in tutta la penisola, anche se con una forte presenza in Lombardia. Ad esempio la Campania ha frequenze simili al Piemonte. Ciò conferma che il tallone di Achille del nostro sistema è la dimensione: solo 100 startup hanno un fatturato di almeno 1 milione di euro!
Quindi quali sarebbero i pro di rimanere nello stivale?
La nota positiva è che dal punto di vista economico le startup, alla fine del 2018, sono state al centro dei dibattiti sulla manovra economica del 2019. La manovra mira a consentire così alle startup tecnologiche italiane di misurarsi alla pari con quelle di altri paesi.
Ci sono notizie favorevoli soprattutto per i venture capitalist, a partire da quest’anno, avranno una deduzione fiscale del 50% su tutte le startup in cui investiranno!
Inoltre, la Banca Pubblica per gli Investimenti italiani sarà dotata di un fondo che verrà messo nelle condizioni di gestire una piccola frazione della ricchezza privata italiana.
Secondo Federico Pistono l’Italia è mediamente tre anni indietro rispetto al resto d’Europa e cinque anni rispetto agli Stati Uniti.
Spesso molti pensano che per fare startup bisogna andare via dall’Italia.
Nonostante l’Italia sia un paese rimasto indietro e arretrato sotto molto aspetti, sia tecnologici che economico-sociali, non ci sentiamo di dire che l’ecosistema startup sia un mercato che non potrà mai progredire, al contrario si è dimostrato essere un terreno inesplorato e fertile. Proprio per questi motivi, su cui investire.
Molte delle startup rimaste in Italia stanno avendo una crescita esponenziale e stanno aprendo numerosi sedi all’estero!
Basterebbe poco: una burocrazia meno lenta, una cultura d’impresa ad hoc e seed maggiori!
Sei incerto se rimanere in Italia o all’estero o vuoi semplicemente essere guidato su qualche aspetto della tua idea di business? Massimo Ciaglia, tra gli startuo coach più richiesti in Italia, è disponibile per te gratuitamente.