metodo design thinking

Metodo Design Thinking: applicazioni ed esempi

Il metodo Design Thinking viene spesso immaginato come una sorta di proprietà esclusiva dei professionisti del design. In realtà, essendo un insieme di processi cognitivi, può essere adottato negli ambiti più diversi, dall’arte alla musica, fino al business. 

Il valore fondante del Design Thinking è perciò la sua capacità intrinseca di risolvere problemi umani in maniera creativa ed innovativa, che si parli di un’azienda, di un prodotto o persino di vita personale. 

Non deve sorprendere infatti che alcuni tra i brand più famosi al mondo – da Apple a Google – hanno rapidamente adottato i processi del metodo Design Thinking, che oggi vengono insegnati a milioni di studenti a livello universitario, in tutto il mondo.

Cos’è il metodo Design Thinking?

Il metodo Design Thinking è dunque quel processo interattivo in cui si prova a comprendere l’utente, ovvero chi utilizzerà un determinato prodotto, bene o servizio. È in pratica una sfida: tentare di identificare quelle particolari strategie o soluzioni alternative che potrebbero non essere immediatamente evidenti con un livello iniziale di comprensione. 

Il metodo Design Thinking è un approccio basato sul trovare una soluzione diversa per risolvere i problemi, ed è quindi un modo di pensare, di lavorare. 

Inoltre, aiuta a sviluppare una profonda empatia con l’utente target – che si tratti di un consumatore di bibite gassate o l’abbonato ad una piattaforma di streaming – perché porta a mettere in discussione i presupposti e sperimentare in maniera continua. Schizzi, prototipi, test.

Le fasi del metodo Design Thinking

Oggi sono moltissime le varianti nel processo di Design Thinking, ma tutte hanno in genere un numero di fasi che varia da tre a sette

Tutte le varianti del metodo Design Thinking incarnano gli stessi principi di base, che furono descritti per la prima volta dal premio Nobel Herbert Simon in The Sciences of the Artificial (1969). 

Secondo d.school, il modello in cinque fasi proposto dall’Hasso-Plattner Institute of Design a Stanford – che attualmente è in prima linea nel mondo per l’insegnamento del Design Thinking – gli step da considerare sono:

  • Entrare in empatia con gli utenti target, quindi immaginare come pensano e cosa vogliono
  • Definire le esigenze degli stessi utenti, il loro problema
  • Ideare, ovvero pensare a soluzioni innovative anche partendo da ipotesi
  • Prototipare per iniziare a creare soluzioni
  • Testare le soluzioni prototipate

È importante notare che le cinque fasi non sono necessariamente sequenziali. Non devono seguire alcun ordine specifico e spesso possono verificarsi in parallelo e ripetersi in modo iterativo.

Applicazioni del metodo Design Thinking

Il Design Thinking può trovare applicazione in una varietà di professioni, dallo sport al business, perché è a metà strada tra il pensiero analitico e quello intuitivo, quindi tra il ragionamento deduttivo e quello completamente libero da ogni tipo di struttura cognitiva. 

Passiamo in rassegna alcuni ambiti di applicazione:

Business

Il metodo Design Thinking può aiutare le aziende ad ottimizzare il processo di creazione di un prodotto o di una campagna marketing. Tutti questi processi richiedono un’attenzione a livello aziendale del cliente, che è ovviamente il target finale. 

Si pensi ad esempio al nuovo packaging di un prodotto di massa o una nuova UX per una piattaforma di streaming che consiglia cosa vedere, prevedendo in gusti sulla base dello storico.

Information Technology

Il settore IT produce generalmente molti prodotti che richiedono diverse prove. I professionisti IT devono inoltre studiare a fondo i processi che portano allo sviluppo di prodotti o tecnologie, per questo devono svolgere frequenti brainstorming su possibili idee per risolvere i problemi degli utenti. Qui entra in gioco il metodo Design Thinking, che trova nell’Information Technology un’importante ambito di applicazione.

Formazione

Il settore della formazione può garantire forse il miglior utilizzo del metodo Design Thinking, ad esempio raccogliendo i feedback da parte di studenti e corsisti sulle proprie esigenze, gli obiettivi e le sfide che devono affrontare in una classe o corso. 

Lavorando sul loro feedback, i professionisti della formazione possono in sostanza trovare soluzioni nuove per risolvere proprio le sfide affrontate dagli studenti. 

Questo è ovviamente valido anche in ambito lavorativo, lì dove i responsabili delle risorse umane devono trovare nuove soluzioni per stimolare i dipendenti e spingerli sempre a dare il massimo con la massima gratificazione. In sostanza, gestire un team è avere un approccio di Design Thinking.

 

Metodo Design Thinking, alcuni esempi celebri

Airbnb

Sul sito First Round Review è stato pubblicato un articolo intitolato “Come il Design Thinking ha trasformato Airbnb da una startup in caduta ad un business miliardario”. Racconta di come la oggi celebre piattaforma degli affitti brevi nel 2009 non se la passava affatto bene, con revenues che non superavano i 200 $ a settimana.

Seduti ad un tavolo di lavoro presso l’acceleratore Y Combinator a San Francisco, i founder di Airbnb notano un dettaglio: le foto delle stanze o case pubblicate dai loro host sono orribili, amatoriali e non invogliano per niente i guest che dovranno pagare per soggiornarvi. 

Dopo una idea, peraltro non supportata da alcun dato, i founder di Airbnb decidono di fare una prova, soggiornando presso una casa di New York e sostituendo le vecchie foto di quell’appartamento con delle nuove, in altissima risoluzione. Risultato? Le revenues passano da 200 a 400 $ a settimana. 

È una rivoluzione copernicana, perché Airbnb ha finora adottato solo ed esclusivamente soluzioni in grado di scalare, ma questa prova di New York non può essere scalabile. Ma è decisiva, anche perché i founder hanno intercettato in maniera empatica un problema dei loro utenti: chi pagherebbe per delle case che hanno foto così brutte?

Uber Eats

Sul sito Medium appare un altro articolo intitolato “Come applichiamo il design nel team di Uber Eats” che racconta l’applicazione del metodo Design Thinking nella squadra della celebre piattaforma di food delivery. Operando in oltre 80 città del mondo, Uber Eats non può ignorare le logiche più comuni legate al consumo di cibo in delivery, in particolare tramite i dispositivi mobile. 

La sfida più importante è ovviamente legata al fatto che ogni nazione ha delle sue specifiche abitudini culinarie, oltre che le sue abitudini e i suoi ritmi di lavoro e di vita sociale che sono alla base del consumo in delivery. 

La trovata più strategica del team di Uber Eats è il cosiddetto The Walkabout Program: in sostanza, ogni trimestre un gruppo di designers si reca presso una città specifica, per una vera e propria full-immersion nella vita e nel tessuto sociale. 

È proprio la prima fase (o livello) dell’approccio al Design Thinking, ovvero cercare l’empatia con l’utenza target per capire come si muove, cosa vuole, come vive l’esperienza con il prodotto centrale, il cibo.

Netflix

Chi non conosce oggi la piattaforma di streaming fondata da Reed Hastings nel lontano 1997, quando era un’azienda della Silicon Valley focalizzata sulla missione di portare il cinema direttamente alla porta di casa tramite email. 

Nel 2001, Hastings ha speso oltre 10 milioni di dollari in ricerca sullo streaming, con dei test applicati direttamente sugli abbonati al servizio di DVD delivery. Dopo circa 10 anni di sperimentazioni continue sugli stessi clienti, Netflix ha iniziato a commercializzare la sua piattaforma alla metà del prezzo dei vecchi abbonamenti ai DVD, cavalcando l’esplosione di Internet e delle connessioni ad alta velocità. 

In particolare, Netflix ha lavorato sulle esigenze di una iniziale nicchia di utenti che chiedevano contenuti più “spregiudicati”, offrendo loro serie TV come Black Mirror.

Da sempre attenta alle richieste del suo target, l’oggi colosso dello streaming video può contare su una User Experience ricca di funzioni aggiuntive molto amate, proprio avendo lavorato su principi basilari del Design Thinking come l’empatia con i consumatori e la continua sperimentazione.

Pensi anche tu che questo metodo potrebbe essere molto utile per tua startup?