Nell’ultimo anno le attività di delivery of food hanno rappresentato una linea di business fondamentale per tutte le aziende nel campo della ristorazione, in tutto il mondo.
La pandemia da coronavirus è stata la sfida più dura per milioni di ristoratori, alle prese con uno scenario dei consumi cambiato radicalmente dalla sera alla mattina.
Dovendo cedere forzatamente ad un approccio resiliente, l’industria mondiale del cibo ha potuto contare su un alleato che già prima del Covid-19 era in fortissima ascesa: il delivery of food.
Un’attività che oggi più che mai è diventata d’importanza cruciale, e che dopo la fine della pandemia resterà sicuramente ancorata alle nuove abitudini di consumo di milioni di persone. Ma come sarà effettivamente il food delivery dopo la scomparsa del Covid-19?
Sommario
Il delivery of food sempre più centrale nelle future abitudini di consumo del cibo
La prima considerazione da fare è che il delivery of food era già un business centrale, anche prima dell’esplosione della pandemia globale.
La consegna a domicilio farà così parte della cosiddetta nuova normalità (new normal), come testimonia ad esempio una recente ricerca sui consumatori statunitensi che parla di un 12% di adulti intenzionati a lasciar perdere definitivamente pranzi e cene fuori.
Appare così chiaro un aspetto importante: anche se le restrizioni ed il distanziamento sociale verranno eliminati, nessuna attività nel campo della ristorazione potrà eliminare la voce delivery of food dalle proprie previsioni di guadagno.
Secondo una ricerca condotta nel Regno Unito, il 60% dei consumatori dichiara che continuerà ad ordinare cibo con la consegna a domicilio, mentre il 37% ha intenzione di farlo anche per pub e bar, storicamente luoghi legati all’interazione oltre che a food e drinks.
Delivery of food: le nuove consegne XXL
Un altro aspetto molto importante per immaginare il delivery of food post-pandemia è il tipo di cibo che verrà consegnato ai consumatori.
Se prima del Covid-19 le pietanze più consegnate erano quelle più “comode” – pizza, hamburger, sushi – dopo il nuovo coronavirus è in ascesa un trend che mira a ricreare in casa l’esperienza di un ristorante.
Ciò significa che un numero sempre maggiore di famiglie ha iniziato ad ordinare interi pranzi o cene, dall’antipasto al dessert. Sicuramente per ricreare quell’atmosfera da domenica con la comodità di stare in casa e non dover cucinare, ma anche per rivivere la qualità di un ristorante in totale sicurezza.
Ecco che un numero sempre maggiori di ristoratori ha iniziato a pensare al delivery anche in termini di packaging, ad esempio includendo istruzioni per l’assemblaggio dei menù e persino per il completamento della cottura a casa. Consegne sempre più importanti per ricreare l’experience di un vero ristorante, tra le mura domestiche.
Non solo ristoranti e cibo già pronto
A parte le grandi catene di supermercati, che hanno visto aumentare esponenzialmente le richieste di consegna a casa della spesa settimanale, il mondo retail e GDO sta entrando con decisione nel delivery per portare alla porta del consumatore ingredienti freschi da preparare.
Dal momento che in media non è possibile economicamente ordinare quotidianamente cibo già pronto, un numero sempre maggiore di consumatori ha manifestato l’esigenza di ricevere a casa cibo fresco come verdure, carne, pesce etc.
Per i venditori al dettaglio – meno abituati alle logiche del food delivery – la pandemia ha così rappresentato una nuova opportunità di guadagni, in particolare grazie all’apertura di un nuovo canale di distribuzione più personale e sicuro.
Delivery of food: touchless e mobile
Le attività di consegna a domicilio post-covid saranno stravolte soprattutto a livello tecnologico, in particolare nelle modalità offerte al consumatore per ordinare, ricevere e pagare.
In questa direzione sta andando Amazon, che permette ai consumatori statunitensi di gestire l’acquisto di prodotti tramite app, senza nemmeno avere la necessità di prevedere cassieri e casse.
In particolare nel mondo del take-away, che fa comunque parte del delivery of food in generale, l’adozione di strumenti come totem o sistemi contactless per il pagamento diventerà sempre più centrale.
Chiaramente sarà il dispositivo mobile al centro di tutta l’experience: i ristoranti dovranno sempre di più appoggiarsi su colossi del delivery come JustEat o Deliveroo, piuttosto che abbattere il digital divide e realizzare proprie app o menù integrati online per permettere di ordinare in pochi tap via smartphone.
Food Delivery: andremo verso le cucine fantasma?
In conclusione, il grande interrogativo che qualsiasi ristoratore potrebbe porsi: ha senso continuare a sostenere costi di gestione (personale, utenze etc) se posso continuare a lavorare solo con il delivery?
Le cosiddette ghost kitchens non rappresentano al momento una priorità per i ristoratori, ma in un ipotetico scenario pandemico prolungato potrebbero diventare un trend importante.
Sono in sostanza cucine senza ristorante, aziende specializzate nella creazione di cibo pronto per la spedizione che creano marchi che “non esistono”. O meglio esistono solo per il delivery. Scalabilità massima, rischi bassi, investimento in tecnologia.
Dopo aver letto tutte le potenzialità di crescita di questo settore, stai ragionando sulla possibilità di avviare una startup di delivery of food?